Prendi esempio da tuo nonno
20 Settembre 2018
Erano i ruggenti anni 50 e 60, gli italiani sulle note di Fred Buscaglione, Orietta Berti e Celentano erano impegnati a ricostruire il nostro paese e i risultati si vedevano con una crescita del PIL nell’ordine del 6% annuo. Una cifra impensabile oggi, ma che dovrebbe farci riflettere su come una generazione cresciuta sotto la guerra, un regime autoritario e autarchico e in un periodo tecnologicamente arcaico sia stata in grado di trasformarsi, accettando il cambiamento, abbandonando i vecchi preconcetti.
La vera rivoluzione tecnologica è stata nel dopoguerra
Una rivoluzione tecnologica, per il tempo, che nell’arco di meno di un decennio ha portato all’elettrificazione del nostro paese, ai telefoni “personali” familiari nelle case, la comparsa dei televisori nei salotti, la nascita delle grandi catene di supermercati, per non parlare delle grandi industrie automobilistiche.
Non si parlava più del sogno americano ma di sogno italiano, un sogno che ha portato alla nascita di tante micro-attività volenterose che hanno costruito la nervatura del nostro paese.
I nostri nonni erano aperti al cambiamento, non dicevano “faccio cosi perché si è sempre fatto così” avendo vissuto in due epoche storiche capivano che non sempre il passato è portatore di saggezza, ma anche l’apertura all’innovazione tecnologica e sociale è portatrice di benefici, così i contadini abbandonavano l’aratro a favore del trattore, le officine si meccanizzavano e il PIL cresceva.
Il cambiamento era il reale motore della nostra economia
Ma oggi come affrontiamo il presente? In realtà non affrontiamo il presente, le nostre aziende in molti e probabilmente troppi casi non sono alla ricerca di nuove “formule” ma si limitano ad affrontare le nuove sfide con una indolente resilienza.
Il nanismo male del nostro paese
Partiamo dai dati economici: nel nostro paese le piccole imprese rappresentano il 70% del totale, con picchi in alcune regioni dell’80%.
Il dato europeo ci indica che il nostro paese ha il 20% in più di microimprese rispetto alla media europea.
La differenza risulta ancora più vistosa se prendiamo i dati occupazionali delle attività sotto i 10 dipendenti, che generano occupati per 8 milioni, pari al 47% del totale degli occupati; la media europea è del 29%.
Cosa ci dicono questi dati?
In primo luogo, questi dati ci ammoniscono che stiamo ancora utilizzando la formula economica dei nostri nonni, ma inserita in un modo che è fortemente cambiato infatti la concorrenza non è più nazionale ma internazionale, non è possibile sopravvivere ad una tale potenza di fuoco contando solo sulle risorse del “piccolo” artigiano o del solo professionista.
In secondo luogo, i dati ci suggeriscono che non siamo più votati al progresso, troppo spesso le nostre imprese a causa del nanismo intrinseco tendono a non fare innovazione, a rendere il loro lavoro immutato nel tempo, senza offrire una reale innovazione ai consumatori.
Gli imprenditori, assorbiti dal presente non hanno tempo per guardare al futuro, non hanno tempo perché hanno deciso di non unirsi, di non spartire la guida.
La parabola dell’imprenditore solitario che con le proprie idee e il proprio duro lavoro riesce arrivare in vetta è un bel racconto, che però si scontra con la realtà, la nostra economia e la nostra civiltà è diventata troppo sfaccettata e complessa per il singolo.
Una delle soluzioni passa dalla consulenza
Una delle soluzioni per l’uscita dalla crisi è che i Commercialisti riscoprano la loro anima, non più semplici “calcolatori” di tasse, ma portatori di reale consulenza strategica per le aziende e per i propri clienti. Pensiamo ad un Commercialista in grado di guidare i propri clienti in un percorso di riorganizzazione aziendale, di scelte strategiche e tecnologiche, superando lo spirito tutto italiano “padronale”.
Aggregazione e tecnologia per crescere
Le imprese hanno bisogno di un nuovo rinascimento, una nuova visione del mercato. La fatturazione elettronica ormai è alle porte, noi siamo pronti ad affiancare i nostri clienti verso questa nuova sfida tecnologia, ma vorremmo che non si limitassero all’assolvimento di un semplice obbligo, ma che sfruttassero questa occasione per rivedere dalle fondamenta le proprie aziende, pianificando la propria evoluzione tecnologica e pubblicitaria, con noi al loro fianco.