La vendita di un’opera d’arte da parte di un collezionista è tassabile?
23 Marzo 2018
Il collezionista è un appassionato d’opere d’arte che, oltre ad ammirarle, investe parte della propria ricchezza per accumularle e goderne il possesso.
In pratica lo fa per semplice gusto e non per ragioni professionali o speculative.
La tassazione delle opere d’arte e il suo contesto
Il problema della tassazione si presenta quando il collezionista vende una o più opere della propria collezione ricavando una somma superiore a quella che aveva sostenuto per l’acquisto.
L’attuale ordinamento
In questo momento non esiste nel nostro ordinamento tributario una norma chiara e definitiva che regoli questo argomento.
Dato per assodato che l’imprenditore (es. galleria d’arte, antiquario ecc.) che lo fa professionalmente deve assoggettare i guadagni sia alle imposte dirette che all’iva, e quindi viaggia sui binari di una normativa sicura, riguardo al collezionista nulla si dice in merito.
Pertanto, è necessario comportarsi per analogia, cioè sulla base di norme che regolano casi simili.
Non essendo una attività imprenditoriale l’eventuale reddito imponibile andrebbe classificato nella tipologia dei “redditi diversi.”
Attenzione all’intento speculativo
Uno degli elementi che potrebbero caratterizzare la tassazione della plusvalenza, ossia del guadagno sulla differenza tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita, è rappresentato dall’intento speculativo, se cioè l’intenzione del collezionista fosse stata quella di trarne un vantaggio economico mediante un’attività finalizzata a far aumentare il valore del bene.
La cosa andrebbe vista caso per caso. Infatti, di fronte a ricorsi prodotti da contribuenti nei confronti di accertamenti fiscali, la Corte di Cassazione ha fornito quali parametri per individuare la presenza di intento speculativo, elementi presuntivi che vanno dalla brevità di tempo tra l’acquisto e la vendita bel bene, all’effettuazione di diverse attività sul bene, congiuntamente finalizzate a valorizzarlo.
Il restauro a fini di vendita, attenzione!
Un esempio potrebbe essere il caso di un quadro, acquistato in cattive condizioni, il suo restauro, congiunto ad un insieme di ricerche volte ad acclararne l’autenticità, la sua pubblicazione su riviste specializzate, costi per pubblicizzarne la vendita ecc. In pratica l’esistenza della dimostrazione che è stata effettuata un’attività volta alla sua valorizzazione. In questo caso il collezionista dovrebbe dichiarare il guadagno, come attività occasionale, senza comunque dover aprire la partita IVA.
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