Pace fiscale: macigno o opportunità?
27 Giugno 2018
Uno degli argomenti caldi di questi giorni è la pace fiscale, per i pochi che non lo sapessero, la possibilità di condonare cartelle esattoriali sospese sotto i 100.000 euro. Questa misura, non ancora definitiva è stata spinta da Matteo Salvini che, durante la campagna elettorale, ha più volte sottolineato la volontà di attuare questo provvedimento.
I primi dubbi
Si registrano in merito però i primi dubbi, infatti, a differenza delle premesse, la Corte dei Conti parla di mancati introiti pari a 9,6 miliardi di euro.
A chi si rivolge la pace fiscale
La pace fiscale potrebbe essere richiesta a:
- tutti coloro che hanno in piedi liti fiscali;
- chi ha cartelle di Equitalia sino a 100.000 euro (il 96% del totale);
- chi ha contenziosi pendenti con le commissioni tributarie provinciali (primo grado) e regionali (appello).
Come azzerare i contenziosi
Ma quali sarebbero le condizioni per azzerare i contenziosi ed i relativi debiti? Secondo la versione di Salvini si parla di un 25% col sistema del “saldo e stralcio”, ovvero l’accordo tra debitore e creditore per il quale il primo garantisce una corrispondente somma inferiore rispetto all’originaria. Inoltre in alcuni casi di particolare difficoltà familiare o aziendale l’aliquota potrà scendere anche al 6% o al 10%.
La finalità della misura
Altro punto focale della campagna elettorale di Salvini, è stata la possibilità di introdurre la flat tax, argomento che abbiamo precendentemente analizzato in questo articolo.
La pace fiscale quindi avrebbe come obiettivo quello di finanziare l’avvio della flat tax, che dovrebbe inizialmente focalizzarsi sulle imprese per poi estendersi anche alle famiglie.
Conclusioni
Ma questa benedetta “pace fiscale” è un macigno o un’opportunità? Essenzialmente bisogna dire che permette di fare pace con il fisco senza pagare sanzioni e interessi.
Secondo la Lega la pace fiscale dovrebbe permettere di cancellare i debiti, pagando una quota (dal 6 al 25 %) a seconda dei casi.
Ricordiamo che questa manovra se verrà resa definitiva, andrà a inserirsi in un contesto di lotta all’evasione che in questi anni, come ha più volte sottolineato la Corte dei Conti, non ha ottenuto i risultati sperati.
Le entrate da accertamento e controllo infatti registrano una flessione del 10%, di conseguenza l’eccesso di debito pesa sulle potenzialità di crescita del paese. Lo scenario dunque rimane oscuro e i conti rimangono fragili, non dando lo slancio necessario agli investimenti.