Storia della partita doppia: come tiene il Commercialista i miei conti?
2 Ottobre 2018
La fatturazione elettronica procede a passi spediti, le nostre contabilità saranno sempre più parte di un sistema automatizzato che vedrà convergere più flussi contabili in un unico “calderone”.
Sapienti algoritmi estrapoleranno per noi, i dati fiscali e contabili necessari al calcolo delle imposte o ci daranno in maniera quasi automatica indicazioni sull’andamento della nostra attività.
Oggi il concetto di contabilità in “partita doppia” è ampiamente conosciuto e usato con maestria da tutti i Commercialisti e riteniamo che non possa esistere un imprenditore che almeno non ne abbia sentito parlare.
Ma come oggi molti giovani non sanno che in passato il computer si comandava con un arcaico sistema operativo chiamato DOS, o che dietro il funzionamento di un elaboratore elettronico si nascondono migliaia di linee di codice, non saremmo meravigliati che un giorno nessuno sapesse più cosa sia la partita doppia.
Non perché scomparirà, ma perché l’automatizzazione la renderà talmente integrata nei software che seppur usata da un computer in maniera automatica non ne percepiremo gli effetti direttamente, ma ne vedremo solo i risultati.
Molte persone non ne sono consapevoli, ma quando il nostro Commercialista inserisce la contabilità si affida ad un antico e collaudato metodo, detto “partita doppia”.
Ma a quando risale la partita doppia?
Quando si parla di partita doppia è consuetudine far riferimento ad un matematico Italiano, vissuto nell’Italia del 1400. Il suo nome era Fra luca Bartolomeo de Pacioli.
Nel 1494 pubblicò a Venezia la sua summa de arithmetica dove in uno dei capitoli presenta in modo più ampio il concetto già conosciuto in precedenza di partita doppia.
Ma cosa scrisse?
Risulta ancora affascinante leggere i suoi scritti, per la semplicità di esposizione e per la concretezza con la quale tratta l’argomento sotto un aspetto imprenditoriale:
- tutti i creditori si devono mettere al Libro dalla tua mano destra e tutti i debitori dalla mano sinistra;
- tutte le partite che si mettono al Libro debbono essere doppie, cioè se tu fai un creditore, devi farne un debitore;
- ciascuna partita, a debito o a credito, deve comprendere tre cose: il giorno dell’operazione, la somma e la causa;
- il giorno in cui è scritto il debito deve essere il medesimo in cui è scritto il credito.
Occorre che il Libro sia sempre tenuto con una stessa moneta, ma dentro le partite, si possono indicare tutte le monete che si presentano: ducati, fiorini, scudi
Con la moneta con cui hai cominciato il Libro, così bisogna terminarlo.
Comè nato questo metodo?
La nascita e lo sviluppo di questo metodo non è casuale, ma figlia dell’esigenza di utilizzare un metodo affidabile in grado di ridurre gli errori di calcolo e nel contempo permettesse un doppio controllo nell’inserimento dei dati contabili.
Sulla base della Partita Doppia, ogni operazione deve coinvolgere un minimo di due mastrini contabili, dove vengono riportati i medesimi valori; questo comporta che per essere corretto il differenziale degli importi registrati deve necessariamente essere pari a 0.
Semplificando potremmo affermare che nella parte sinistra (DARE) devono essere trascritte le entrate, comportando un aumento di debiti o di crediti, mentre nella parte destra (AVERE) annoteremo le uscite con aumento di debito o diminuzione di credito.
Conclusioni
Logicamente lo scopo dell’articolo non è quello di spiegare un principio contabile, ma quello di far riflettere come l’esigenza di una buona contabilità sia da sempre percepita come essenziale per le imprese di qualunque epoca.
Senza contare che come Commercialisti ci sentiamo un po’ romantici e ci scende una lacrimuccia pensando al nostro collega del 1400 che con mezzi diversi, forse più rudimentali cercava di offrire al proprio cliente il miglior servizio possibile.