Reddito di cittadinanza: tra storia e modernità

Reddito di cittadinanza: tra storia e modernità

In questi ultimi mesi il reddito di cittadinanza è stato uno dei principali argomenti di dibattito in Italia. Come spesso accade abbiamo assistito al formarsi di fazioni avverse, chi lo ritiene uno strumento indispensabile in questa economia sempre più automatizzata, dove la componente umana perde la sua centralità a favore dell’automazione dei processi e chi invece vede questo strumento un mezzo che favorisce il lassismo delle persone, creando un’economia basata sulla sussistenza all’uopo del lavoro e dell’inventiva.

Come è nostra consuetudine non vogliamo entrare nel dibattito politico, che riteniamo fine a sé stesso, ma è interessante cercare di capire insieme dove trae le sue origini questa interessante idea ed eventualmente dove potrebbe portarci.

Cosa si intende oggi per reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza, detto anche reddito minimo universale, è una remunerazione monetaria erogata a tutte le persone di cittadinanza italiana, eventualmente cumulabile con altri redditi.

Come verrebbe erogato?

Il reddito di cittadinanza verrebbe erogato indipendentemente dall’attività lavorativa svolta e avrebbe come suo obbiettivo il raggiungimento, per il cittadino di una soglia minima reddituale, che gli permetta la minima sussistenza.

Di chi è stata la prima idea?

La genesi del reddito di cittadinanza in realtà si perde nella storia, ma quella con la S maiuscola, infatti per consuetudine si usa come prima fonte citare il filosofo Tommaso Moro (1478 – 1535).

Nel suo libro Utopia, uno dei personaggi del testo afferma “non c’è pena abbastanza orribile per impedire di rubare a chi non ha altro mezzo di sussistenza” non bisognerebbe punire i ladri “bisognerebbe provvedere affinché abbiano i mezzi per guadagnarsi da vivere, in modo che nessuno sia portato alla necessità estrema di rubare”.

Le sue parole sono interpretabili, molti economisti affermano che il filosofo intendesse più che un reddito di cittadinanza un sistema di reddito minimo garantito con lo scopo di raggiungere la cifra di base per la sopravvivenza.

Scorrendo le pagine della storia, troviamo anche Thomas Paine, che nel suo libello (1795) proponeva come via di uscita dalla povertà diffusa, la creazione di una tassa sulla proprietà fondiaria, dalla quale ripartire i proventi fra tutti i cittadini al compimento della maggiore età (attraverso un unico versamento)  ed un pagamento con scadenze costanti al compimento dei 50 anni (qualcuno potrebbe vederci una prima proposta di pensione universale?).

Ma oggi?

Come abbiamo letto, il dibattito su un reddito universale non è cosa nuova, non è una invenzione italiana, ma al contrario posa le sue radici in tempi ben lontani da noi.

Come ben sappiamo questa non è la prima crisi economica che il mondo si trova ad affrontare, ma grazie alla tecnologia e al progresso (anche mentale) l’eomo è sempre riuscito ad uscirne, migliorato e con maggiore ricchezza.

Fra le innumerevoli proposte che il dibattito contemporaneo ci offre, portiamo all’attenzione quella di Bill Gates (noto fondatore della Microsoft)  il quale propone la tassazione dei robot (intesi anche come macchinari) che svolgono il lavoro degli umani.

Infatti se in passato la preoccupazione era data dalla meccanizzazione dell’agricoltura oggi a destare timore è l’avvento dell’elettronica in tutte le professioni, da quelle impiegatizie (contabilità, fatturazione, consulenti finanziari) fino all’automatizzazione di lavori come l’autista del tram o il chirurgo tramite l’uso di robot.

Che conclusioni possiamo trarre?

Come sempre ci piace trarre conclusioni che possano migliorare il nostro lavoro e l’epilogo di questo articolo è di non aver paura del futuro ma anzi di andargli incontro a passo spedito.

Non disponiamo della sfera di cristallo per dirvi come sarà il futuro e cosa succederà in questa nuova rivoluzione industriale, ma senza essere smentiti possiamo già dirvi che oggi, come in passato sopravviveranno quelle imprese che avranno avuto il coraggio di innovarsi, investendo nella tecnologia e nell’automatizzazione, reinvestendo nella propria attività e nella cura dei propri clienti.

Anche come commercialisti ci siamo innovati, la semplice contabilità non è più un valore, vogliamo invece farvi riscoprire l’essenzialità di una buona consulenza, sia fiscale che organizzativa e gestionale. Il mondo è sempre più complesso,  FEI & PARTNERS è al tuo fianco.

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